giovedì 23 luglio 2009

PALLE DI FUOCO E BACCHETTE D’ACCIAIO #12

(Ipsen cerca di reprimere quelle oscure forze che sembrano dominarlo e la cosa più incredibile è che riesce a farlo senza Internet…)


Professor A. Prescindere: «Con mio sommo dispiacere il preside Stereotipente mi ha pregato affinché ti insegnassi la Chiusumanzia»

Ipsen: «La…cosa?»

Professor A. Prescindere (bacchettata sulle gengive): «Non essere impertinente con me, ragazzino!»

Ipsen: «Si può sapere perché mi detesta tanto?»

Professor A. Prescindere: «Vuoi saperlo? Vuoi davvero saperlo? Tuo padre!»

Ipsen: «Mio padre?»

Professor A. Prescindere: «No! Tuo padre! Eravamo compagni ai tempi della scuola egli mi scherniva, mi tormentava, mi tartassava, lui e i suoi amichetti. Un branco di maledetti bulli senza spina dorsale! Hanno trasformato la mia adolescenza in un livido inferno! Tuo padre è responsabile dell’estinzione di tutto ciò che c’era di buono in me! Della cancellazione di ogni grammo di umanità! Del grigio e plumbeo nulla in cui sono incatenato finché la misericordiosa morte non verrà a reclamarmi!»

Ipsen: «Non ci credo! Non mio padre!»

Professor A. Prescindere: «Sì, invece! Sì! Guarda in faccia la realtà! Il mondo in cui vivi non è la favola che hai sognato e tu non sei l’eroe che vorresti essere, hai ereditato da lui il gene della sopraffazione e con esso il mio eterno e assoluto disprezzo! Se devi incolpare qualcuno non incolpare me, ma tuo padre: Robert Ipsen!»

Ipsen: «Mio padre si chiama Guglielmo»

Professor A. Prescindere: «Non Robert?»

Ipsen: «No, no, Guglielmo»

Professor A. Prescindere: «Te non sei Ipsen di Cheshire, Londra?»

Ipsen: «Uhm…no…sono di Sant’Andrea in Monte, vicino a Bressanone…»

Professor A. Prescindere: «Ah»

Ipsen: «Mi sta dicendo che lei mi ha vessato, tormentato, annichilito per sei mesi credendo che fossi un altro?»

Professor A. Prescindere: «…io…uhm…un buono mensa?»

(Tasse universitarie gratuite ed altre estorsioni più tardi…)

Ipsen: «Senta io dovrei proprio andare al ballo, questa sera…l’ho promesso ad una ragazza»

Professor A. Prescindere: «Non puoi! Non ti rendi contro dell’importanza della Ciusumanzia?»

Ipsen: «Sinceramente?»

Professor A. Prescindere: «No, prendo il minimo salariale, menti spudoratamente»

Ipsen: «Me ne rendo perfettamente conto, ma avevo dato la parola ad una ragazza…»

Professor A. Prescindere: «Ahhh…beata gioventù…ricordo anch’io ai tuoi tempi…giovani ragazze in tenuta da università…»

Ipsen: «Ehh…»

Professor A. Prescindere: «Occhi voluttuosi, labbra tumide, gote arrossate…»

Ipsen: «Eh già…»

Professor A. Prescindere: «Seni come melagrane mature, sederi sodi, consistenti, alti e plastici, sederi da ginnasta e cosce umide di sudore…»

Ipsen: «Io…uhm…»

Professor A. Prescindere: «…che si aprivano frementi mentre le infilavi una pallina rossa in bocca perché non gridasse le cucivi le palpebre e tiravi fuori una coda in lattice e…non serve la bacchetta per questa esercitazione, puoi riporla»

Ipsen: «Quale bacchetta?»

Professor A. Prescindere: «Il tuo ballo dovrà attendere Ipsen, la Chiusumanzia è fondamentale perché tu riesca ad impedire al Signore Oscuro di penetrare nella tua mente. Saprai meglio di me che è un’esperienza tutt’altro che piacevole…»

Ipsen: «Continua a fare commenti sul mio modo di fare l’amore» (con voce maligna e distorta) «Vai troppo veloce! Con le donne ci vuole dolcezza» (con voce normale) «Lo so io cosa ci vuole!» (voce maligna) «E lavati i denti ogni tanto, che sembri uno spurgo di fogna!»

Professor A. Prescindere: «Vedo che la possessione è già in fase molto avanzata. Dobbiamo agire subito! Ora ti insegnerò una tecnica base per ricacciare il male che ti possiede da dove è venuto. Apponi i palmi delle mani sopra le orecchie e ora…»

Ipsen (gridando): «Cosa?!»

Professor A. Prescindere (sospirando): «…togli i palmi della mani da sopra le orecchie. Ora, mettili e poi canticchia il mantra magico: lalalalala»

Ipsen (con le orecchie tappate): «Lalalalalalalala…la…la…andiamo! Questo è ridicolo! E’ da bambini di cinque anni! Questo dovrebbe essere sufficiente a interferire con la possessione del più potente mago oscuro esistente? E’ assurdo!»

Professor A. Prescindere (sorridendo): «Dici, Ipsen?…dici?»


(Contemporaneamente al castello di lord Chitammuort)


Lucifer Valentine: «Aaaarghhh! E’ come sentire le unghie strisciare sulla lavagna! Fatelo smettere! Fatelo smettere!»

Pitone Nero: ««Signore ci penso io!...ecco, ho spento “La Casa sul Lago del Tempo”…guardi distruggo il cd…guardi…ecco…è in mille pezzi…in mille innocui pezzi…»

Lucifer Valentine: ««Oh…ti ringrazio…stavo per impazzire…perchè l’idiota sta canticchiando con le orecchie tappate?»

Il Portatore di Brutte Notizie: «Buone nuove, gente! La serata è salva! Ho affittato “Tranformers”!»

martedì 14 luglio 2009

PALLE DI FUOCO E BACCHETTE D’ACCIAIO #11

(Nel cuore della notte un urlo sveglia la camerata Norris)


Ipsen: «Yaaa!»

Ipotenusa: «Ipsen! Ipsen! Che succede?!»

Ipsen: «Ho fatto di nuovo quel sogno: ero Heat Leadger…»

Ipotenusa: «E morivi?»

Ipsen: «No, facevo pessimi film. Che ci fai in giro a quest’ora nella camerata dei maschi con…un righello?»

Ipotenusa: «Controllo la lunghezza…delle tende nuove»

Ipsen: «Non ci sono tende»

Ipotenusa: «Perché ce le devo ancora mettere, caro il mio ispettore Marlowe di sta ricca ceppa»

Acheio: «Ipsen! Ipsen! Stai bene? Hai sognato di nuovo di Heat Leadger?»

Ipsen: «Sì…»

Acheio: «Cos’era sta volta?»

Ipsen: «Dieci cose che odio di te»

Acheio: «Mi dispiace…tieni, asciugati il sangue…Guarda il lato positivo, lo sai che giorno è oggi?»

Ipsen: «Il giorno in cui ci insegnano come diventare invisibili?»

Acheio: «Magari, ma lo sai che dopo tutti quegli stupri…»

Ipotenusa: «Ipsen! Questa sera ci sarà il Grande Ballo Magico!»

Ipsen: «Sto aspettando il punto che dovrebbe interessarmi»

Ipotenusa: «E’ questo il punto. Il Ballo insegna a socializzare, avvicina per la prima volta i ragazzi alle giovini fanciulle o ai centauri, i primi baci rubati, i primi tramonti guardati insieme, i timidi silenzi, le gote arrossate dall’imbarazzo…»

Ipsen: «Non ti sentooo…»

Ipotenusa: «Potrai toccare una tetta»

Ipsen: «Al ballo!...aspetta, tu sei libera?»

Ipotenusa: «Ti piacerebbe…ci vado con Materazzo il capo della squadra di Faceball»

Ipsen: «E cosa avrebbe lui più di me?»

Ipotenusa: «Un pene»

Ipsen: «Fa freddo! La stanza è piena di spifferi e ieri ho subito un incanto che lo ha trasformato in un portachiavi che…un portachiavi magico che…che…se esprimi un desiderio lui…beh! Io ci vado con Sherazade!»

Sherazade: «Che bello!»

Ipsen: «Che ci fai nella camerata degli uomini?»

Sherazade: «Esiste un’altra camerata?!»

Ipsen: «Sentite, io quasi, quasi non ci vengo…»

Acheio: «Ma non puoi perdertelo! Ci saranno tutte le più importanti band astruse e grottesche del mondo magico! Come Valeriana e i Compost, gli Apocalypta, i Bastardi del Fosso di Helm, quei tizi che suonavano nella cantina di Guerre Stellari e i Green Day»

Ipsen: «I Green Day ce li abbiamo pure noi»

Acheio: «Sì, ma i nostri suonano punk»

Ipsen: «Oh, questa non me la posso perdere…dove mi devo registrare?»


(Più tardi, in segreteria studenti)


Ipsen: «Salve vorrei iscrivermi a…è un crocefisso quello?»

Segretaria: «Qualche problema?»

Ipsen: «No, pensavo solo…credevo ci fosse una sorta di consolidato laicismo all’interno della scuola»

Segretaria: «E’ così, ma questo non ha mai impedito ad ognuno di professore liberamente la sua religione. Anche fra voi studenti, si intende. Guardi qui, Philip Wright, casata Seagal, protestante, Yo Jin Min, casata Diesel, scintoista, Isaac Melton, casata Jackman, mormone, Abdel Karim Abdallah, terrorista, e via di seguito, nel massimo rispetto delle identità culturali di ciascuno…»

Ipsen: «Quindi lei è cattolica?»

Segretaria: «No, sono cattolica magica»

Ipsen: «Prego?»

Segretaria: «Non è il cattolicesimo classico, ma il cattolicesimo rivisto dai teologi maghi, noi crediamo che Gesù altri non sia il primo mago ed egli ha diffuso l’arte della magia fra i suoi popoli attraverso quelli che solitamente vengono chiamati miracoli per poi essere ucciso da grandi masse di ebrei, coppie gay e donne appena uscite dal consultorio»

Ipsen: «Ah. Vedo che quella parte ve la siete puppata pure voi…»

Segretaria: «Quale parte?»

Ipsen: «Niente. Mi auguro solo che quella che Gesù stringe fra le mani sul crocefisso sia una bacchetta…»

Permalosissimo Bulletto: «Guarda, guarda chi si vede, Ipsen!»

Ipsen: «Non sono in vena, non oggi…lasciami in pace…»

Permalosissimo Bulletto: «Oh, il povero Ipsen ha la luna storta, e che vorresti farmi?»

Ipsen: «Io…io ti…»

Professor A. Prescindere: «Tu cosa? Sei Ipsen, giusto, della casata Norris, molto bene, dieci punti in meno, così imparerai a minacciare i miei studenti…»

Ipsen: «Ma…io…»

Professor A. Prescindere: «Facciamo venti punti in meno? Essia, venti»

Ipsen: «Lei non ha il diritto!»

Professor A. Prescindere: «Io non ho cosa?!»

Ipsen: «Dico solo…chi le da l’autorità per…»

Professor A. Prescindere: «L’autorità?! Vuoi sapere chi mi da l’autorità?! Beh la Birra del Nano ovviamente!»

Ipsen: «Eh?»

Professor A. Prescindere: «Sì! La Birra del Nano, spumata e mesciata direttamente dai nostri barbuti amici la Birra del Nano, chiara, corposa, dal gusto fresco e maltoso è ottima sia per una bevuta in compagnia che per un inciuccamento con relativa sbarattata nel bagno! La Birra del Nano!»

Ipsen: «Lei sta facendo...pubblicità?»

Professor A. Prescindere: «Dici così perché non conosci le proprietà terapeutiche e magicabulamentose della Birra del Nano! Da oggi anche light! Con meno alcool! Volete sbronzarvi come si deve, ma essere ancora abbastanza coscienti e forti per picchiare vostra moglie al ritorno dal pub? Con la Birra del Nano puoi!»

Permalosissimo Bulletto: «Costerà una fortuna!»

Professor A. Prescindere: «E invece no! La Birra del Nano è la più economica in commercio! Birra del Nano! Bambini, ragazzi, donne, uomini! Bevete la Birra del Nano! Ogni sorso che trincate son cento anni di vita! Ogni sorso che non trincate muore un puffo! Birra del Nano!»

Ipsen: «Un po’ troppo grottesco per i miei gusti, vi saluto»

Permalosissimo Bulletto: «Ah, Ipsen ha paura eh? Cos’è che ti terrorizza? Il ballo? Non hai trovato nessuno eh? D’altronde chi ti si filerebbe…»

(Il Professor A. Prescindere sogghigna malevolo)

Ipsen: «Sentite, perché non ci andate voi due al ballo che state tanto bene insieme?»

Permalosissimo Bulletto: «Ci andiamo infatti»

Ipsen: «Ah»

Permalosissimo Bulletto: «Siamo una coppia di fatto. Credevo…pensavo si capisse…insomma ci vestiamo sgargiante e giriamo sempre insieme»

Ipsen: «Pensavo che…»

Permalosissimo Bulletto: «Mano nella mano»

Ipsen: «Un segno di affetto tra…»

Permalosissimo Bulletto: «E quella volta che ci hai sorpresi nello sgabuzzino che…»

Ipsen: «Preferisco non ricordare»

Permalosissimo Bulletto: «Pensavamo che anche tu e Acheion…»

Ipsen: «No! No! Assolutamente no!...questo però spiega quel bizzarro regalo di natale…»

Permalosissimo Bulletto: «Ah, ecco che esce fuori l’omofobo»

Ipsen: «Ma no, non è quello, mi avete semplicemente colto alla sprovvista…»

Permalosissimo Bulletto: «Sì, fai anche le battutine, vivi sereno con la tua chiusura mentale sai…»

Ipsen: «Questa discussione mi sta mettendo molto a disagio»

Permalosissimo Bulletto: «Oooh, poverino, parlare con gli omosessuali lo mette a disagio!»

Ipsen: «Ma non è vero! Molti dei miei migliori amici sono omosessuali!»

Permalosissimo Bulletto: «Ad esempio?»

Ipsen: «Io…uhm…»

Stereotipente (passando in tandem con un irusto iberico): «Ciao belle gioie, vado in camping con Eduardo»

Ipsen: «Ecco! Lui per esempio!»

Permalosissimo Bulletto: «Ah dunque conosci il tuo gay e questo sistema tutto giusto?»

Ipsen: «Ma che ti dovrei dire? Che anche io sono omosessuale? Aiuterebbe a farti capire che non ho alcun tipo di pregiudizio? Va bene! Sono gay! Sono stragay! Sono il più gay di tutta la scuola, licra e dildi sono la mia passione e l’unica magia che conosco è Staffa Magica! Sono così gay che se fossi ancora un po’ più gay Elton John avrebbe di che ridire! Sono talmente omosessuale, ma talmente omosessuale che…uhm…perché siamo in sala comune?»

Permalosissimo Bulletto: «Ieri ho imparato il teletrasporto. Non potevo non approfittarne…»

mercoledì 8 luglio 2009

MERCOLEDI’ A TEATRO #15

«Che cos’è? Chi siete voi?»

«Centro Diversificazione Umorismo. Legga»

«Centro…che?»

«Legga»

«Io Scrittore, sottoscrivo questo accordo vincolante che mi obbliga a non ostentare da ora innanzi una comicità che coinvolga l’organo genitale maschile. Metafore, similitudini, congiunzioni cognitive o semiotiche con tale organo nella trama o nella strutturazione della storia hanno da essere considerate lesive per un umorismo colto e raffinato al quale l’opera tutta vuole tendere. I sapidi umorismi sessuali saranno vagamente tollerati, ma la figura del membro maschile, in ogni sua forma o dimensione, attraverso tutti gli strumenti con cui può essere veicolata al pubblico, io dichiaro bandita da questa pubblicazione»

«Che…che è questo?»

«Firmi»

«Ma…io…è questo che pensate di me? Io faccio solo battute di bassa lega sul cazzo? E’ questo che sono per voi? Un Vanzina telematico? Pisellone, uccellone, salsicciotto, crede che io sappia far ridere attingendo solo a questo squallido repertorio?»

«Senta, prenda il pennarellone e firmi»

«Ahahaha»

«Perché ride?»

«Ha detto pennarellone»

«Firmi»


IL FALUTO MAGICO


«Eh ma dai! Ma siete dei bastardi!»

«Scriva. E se vediamo anche un solo, pallido riferimento alla struttura riproduttiva maschile le mandiamo le teste di cuoio a casa»

«…a proposito di teste di cuoio…»

«Scriva»


ATTO I


«Oilà son Tamino, mi reco tostò dalla pallida regina Astifammiram…Astifiammeriment…Astafammerima…»

«Astrifiammante»

«Astrifamme…uhm…Oilà»

«Oilà»

«Son Tamino»

«Bene»

«Mi reco tostò dalla pallida regina Astifamment…Astafemma»

«Stai sbavando»

«Oilà»

«Oilà»

«Son Tamino, mi reco tostò dalla pallida regina Astifammiaremante!»

«Astrifiammante»

«Oilà»

«Son Tamino?»

«Son Tamino»

«Infatti, dicevo io…»

«Mi reco tostò da Sailor Venus, la cui figlia, la bella Pamina è stata rapita dal perfido Sarastro»

«Ah! Il sommo sacerdote del Regno della Saggezza!»

«Beh, allora se l’ha rapita ci sarà un motivo! Ahaha…capita?...perchè è del regno della saggezza e quindi…e quindi lui…lui…eh? Senti senza le battute sul cazzo non è davvero la stessa cosa»

«Scriva»


ATTO II


«Oilà son Tamiro, son quello della pubblicità di D&G che si tromba l’Arcuri fra i faraglioni»

«Oilà son Papageno, grand’uccellatore»

«Eh, vabbe, ma anche voi ragazzi!»

«La storia è così. Si dia una mossa»

«Io ho un flauto grosso e magico»

«Io son pieno d’uccelli che m’escono pure dalle orecchie»

«Occhio…»


ATTO III


«Sono Monostatos, il perfido moro, sono noto per la mia abilità in combattimento, i miei inganni e la mia notevolissima lancia»

«Ehm…»

«Lancia di legno…e…e…ferro…che uso come arma e come difesa e…»

«Oilà Monostatos son Tamiro! Che lancia possente esibisci!»

«Vuoi toccarla?»

«Posso?»

«Certamente. E’ pur sempre una lancia possente e assolutamente slegata da qualsiasi doppia valenza»

«E’ molto solida. E calda»

«E’ stata parecchio al sole»

«Fai palestra?»


ATTO IV


«Oilà son Papageno! Ho conosciuto un’appassionata di bird watching essa si chiama Papagena. E’ uccellatrice…non nel senso che…ma nel senso che gli piacciono gli uccelli»

«…»

«Cioè…gli uccelli vivi»

«…»

«Vivi con le piume»

«Come il mio!»

«Monostatos, non mi pare il momento»

«Sfortunatamente il perfido Sarastro ha maledetto Tamino con il silenzio e non può né parlare né reagire»

«…»

«Gli mostro la mia lancia!»

«Io prima!»


ATTO V


«Oilà son Tamino»

«Oilà son Pamina, oh Tamino, m’hai liberata»

«Ebbene sì, merito giusta ricompensa»

«Certo che sì» (si spoglia)

«Oilà son Tamino»

«Tamino, che d’è ti vedo turbato»

«Oilà son Tamino»

«Oilà son Papageno»

«Oilà son Sarastro»

«Oilà son Monostatos»

«Un po’ affollato non vi pare. Tamino è te che voglio! Con tutta me stessa»

«C’è un problema. L’opera è purgata da ogni tipo di…»

«Lancia…»

«Ecco…sì, dunque…»

«Dunque?»

«Credo di essere asessuato»

«Addio Tamino torno da mia madre, la regina della notte Astrafamme…Astrifammett..Astrofimm…Addio Tamino torno da mia madre, la regina della notte Astreffiammericci…Astrofium…Astrofemm…As…Addio Tamino. Torno da mia madre, che tu ben conosci…»

«…»

«Se n’è andata»

«Eh già…»

«Vuoi toccare di nuovo la mia lancia?»

«Cazzo…»



Ipsen: «Hai detto cazzo alla fine»

Scrittore: «E che mi possono fare?»

(Rumori di vetri infranti, colluttazione)

Delta Force: «Hai finito di fare lo stronzo con le battute a doppio senso! E’ un racconto per tutti pervertito bastardo! Tieni su quelle mani del cazzo! Tieni su quelle mani del cazzo!»

Ipsen: «Prima parlava pure in arabo…non so se può esservi utile…»