mercoledì 4 marzo 2009

MERCOLEDI’ A TEATRO #2


LUISABELLA E CORDENZIO

(Dramma amoroso in unico atto)


Atto I


Luisabella: «Oh Cordenzio, mi si carica il cuore nel vederti come è carco il carro del buon mugnaio, ma non di pani e farina esso è deposto, bensì di gioia, orgoglio e la traboccante felicità che deriva dalla nostra amicizia. Oh se gli dei potessero ammirare l’armonia delle nostre vite, non credi fionderebbero dal cielo le loro prorpuree saette assetati di vendetta e morsi dal rimpianto?»

Cordenzio: «Oh Luisabella, la dolce aria di Porto Ginestra profuma dei canti soffusi degli spiritelli addormentati. Essi sono spiritelli d’amore e d’amore sospirano suggerendolo nei cuori degli uomini e suggellando così i patti di devozione. Forse la luna sta impallidendo per te, Lusabella? Che forse t’ha veduto questa notte e, ritrosa e maligna, ha deciso di brillare e splendere più forte per farti dispetto, gareggiando una gara e combattendo una sfida che sa di non poter vincere con arma alcuna. Ed ecco che io qui, sotto la volta di stelle, ritrovo l’antica alchimia che farebbe gridare eureka ai grandi dottori e ai maghi prodigiosi. Tu sei la mia pietra filosofale, il mio metallo nobile, l’aurea stella alchemica che conduce le mie notti insonni. Tu sei quanto un pittore non riesce e non riuscirà mai ad imprimere sulla tela perché la vita vitale che fluisce oltre le tue membra si mescola dolce e fluttuante nel cuore di chi ti si dona. Completamente.»

Luisabella: «Non ho capito…vuoi scopare o no?»

Cordenzio: «Dai, su le mani e giù le mutande…»

(Escono tutti)

Fine


BARUFFE D’AMOR

(Commedia leziosa di equivoci e passioni in unico atto)


Atto I


Maderennio: «Oh divina Lucilla, ho sentito che l’intrigo d’amore fra Mazzerina e Stantuffone è andato a buon fine. Forse ora potrò aprire il mio scrigno di sogni e rivelare tutto lo mio amore alla bella Caterina»

Lucilla: «Aspetta Maderennio, poni una mano sulla fiamma del tuo amore e scoprirai come è facile bruciarsi prima del tempo! Devi sapere come stanno le cose…»

Maderennio: «E come si presentano? Come si dispiegano? Orsù! Lucilla! Non tenermi in questo limbo doloroso, della rosa d’amore io ormai vedo solo le dolorose spine…»

Lucilla: «Ecco come stanno le cose: Mazzerina si è incontrata l’altra notte con Stantuffone, non sapendo che lo medesimo, quella stessa sera, s’era visto con Ermellarda, la quale, ricevuta una lettera dal prode Goliandro, l’ha scambiata per una missiva del suo vero amore, il devoto Edurecchio, figlio del principe a sua volta invaghito di Lady Ortensia, la cui figlia Margherita è convolata segretamente a nozze con Beniamino il quale però a solo finto di sposarsi per potersi liberare dagli obblighi matrimoniali con Lucrezia, bella figlia del notaio Zuppardone. Zuppardone, a sua volta, promesso sposo di Vulva, la bella cortigiana di messer Terenzio, a sua volta legato da rapporto sodomita con il di cui sopra Stantuffone. Eppure Camillero, fratello di Stantuffone, ha rivelato la sua, ormai ben nota, passione per Amadio, il cane della giovane Priscillia legata da sempre da un’intima amicizia con Efestualdo, parente stretto e confessore della tua bella Caterina.»

Maderennio: «Sai che famo? Io mi sparo una sega e tu te ne vai affanculo»

(Escono tutti)

Fine

Ipsen: «Poetico. A chi ti ispiri?»

Scrittore: «Prova a dire»

Ipsen: «Shakespeare?»

Scrittore: «Rocco»

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