lunedì 30 marzo 2009

GLI IDIOTI DI SAN PIETROBURGO #13


(Ipsen, attirato con l’inganno di un computer in offerta, cede ad Ipotenusa e, portato fuori dal Palazzo d’Inverno si incammina, inconsapevole, verso il suo destino)


Ipsen: «Muoversi! Muoversi! Non hai detto che è fino ad esaurimento scorte?»

Ipotenusa: «Ipsen, ti devo parlare…»

Ipsen: «Lo sapevo! L’iva è esclusa…era troppo bello…troppo bello per essere vero…»

Ipotenusa: «Non è questo…»

Ipsen: «Tocca pure comprarmi una macchina per fare il pane…ti prego non dirmi che mi tocca comprarmi anche una macchina per fare il pane! Potrei piangere…sai quanto odio quegli aggeggi…»

Ipotenusa: «Non è neppure questo…»

Ipsen: «Non sono due giga di memoria…»

Ipotenusa: «Potresti per un secondo piantarla di pensare a quel dannato computer! Sto cercando di dirti che…»

Acheio: «Eccoli qui i miei due piccoli piccioncini. O forse dovrei considerarvi in via di separazione, vero Ipotenusa?»

Ipsen: «Sembra che stia ammiccando nei tuoi confronti la possibilità che tu mi abbia circuito con l’inganno per portarmi fuori e consegnarmi a lui e ai suoi uomini. Dico sembra, perché non metto in dubbio la tua onestà e il tuo amore, sei una creatura gentile e perfetta e io…»

Ipotenusa (sospirando): «Metti pure in dubbio»

Ipsen: «…puttana bugiarda! Come ti sei permessa! Dopo tutto quello che ti ho dato! Gli ori, gli argenti, i preziosi, le spezie e le sete dall’oriente, i bagni nel sangue dei bambini! Sai quanto ci mettevo a lavare la vasca ogni volta?!»

Ipotenusa: «E ai miei sentimenti non pensi? Una vita condannata al lavoro più miserrimo e degradante di tutti, in un’epoca dominata dall’uomo in cui non ho alcun diritto, neppure quello di un’esistenza dignitosa, mentre tu e il tuo uccello ve la spassate dentro e fuori di me io devo stare buona e subire, per una volta che posso fare qualcosa per affermarmi in quanto donna ecco che arriva il signorino e fa la sua scenata da primo attore. Perché ci sei solo tu vero? Tu, tu, tu e tu. Nessun’altro ha spazio in questa vita e nell’altra. Tutto ruota attorno a te, tutto concentrato su di te, tutti a chiedersi “Ma cosa succederà a Ipsen?” “Ma come si salverà Ipsen?”. E a noi? A noialtri ci pensi? A me? A me ci pensi?»

Ipsen: «Hai ragione. Devi scusarmi. Sono stato un egoista»

Ipotenusa: «Portatelo via»

Ipsen: «…ehi! Aspetta un secondo! Brutta lurida schifosa! Sono io la vittima qui!»

Ipotenusa: «Solo dal punto di vista fisico, da quello morale e spirituale sono io!»

Ipsen: «Allora fatti sparare moralmente e spiritualmente e io vado a battere in via Pushkinskaia! Facciamo così?»

Ipotenusa: «Sei ingiusto…»

Ipsen: «E te sei una grandissima…»

Scrittore: «…persona, nonché un valido elemento dello staff che adempie al suo lavoro come e meglio dei colleghi maschi»

Ipsen: «Ne riparliamo dopo…»

Ipotenusa: «Dopo quando?»

Ipsen: «Quando andiamo a prendere il Mac!»

Ipotenusa: «Uhm…c’è una cosa che devo dirti…»

Soldati: «Andiam! Andiam! Andiamo a fucilar!»

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