venerdì 27 marzo 2009

GLI IDIOTI DI SAN PIETROBURGO #11

(Ipsen, chiuso nel Palazzo d’Inverno cerca di salvarsi la vita. Secondo me non ce la fa…

Ipsen: «Ehi, signor corsivo dei miei coglioni, vedi di andare un po’ affanculo!»

Inutilmente scurrile...)


Ipsen: «Non mi avranno mai! Mai! Devo pensare…pensare in fretta…»

Spia: «Puoi togliere la mano dalla mia tetta finta?»

Ipsen: «Mai! Mi aiuta a pensare!»

Spia: «E l’altra che mi accarezza la guancia?»

Ipsen: «Hai la pelle di seta. Ma non è questo il punto! Il punto è che lì fuori mi vogliono morto. Ho bisogno di un diversivo. Qualcuno che mi permetta di elaborare un ingegnoso piano alla Ocean Eleven, fatto di travestimenti, inganni, doppi giochi e doppi doppi giochi»

Spia: «Non vorrà mica coinvolgermi, vero?»

Ipsen: «Ma figurati! Tu non centri in questa faccenda sei solo un povero ragazzo mandato qui contro la sua volontà…»

(otto secondi dopo)

Ipsen: «Ritiratevi o ammazzo il povero ragazzo mandato qui contro la sua volontà!»

Acheio (col binocolo): «Fa sul serio?»

Soldato: «Credo di sì, signore»

Acheio: «Chi è l’ostaggio?»

Soldato: «Quella spia che abbiamo mandato, il massaggiatore…»

Spia (gridando): «E comico!»

Soldato: «E comico»

Acheio: «Comico? Potrebbe valerne la pena…»

Spia: «…e il tizio gli fa: Chicago proprio!»

Acheio: «Perché non lo abbiamo fucilato?»

Soldato: «E’ davvero bravo come massaggiatore»

Ipsen: «Sentite! Io sono di indole pacifica! Sgombrate il terreno, portatemi una macchina e non gli accadrà…»

(Bang!)

Ipsen: «Ah, è questa la parte da cui escono le pallottole…Ho ucciso. Un poveretto. Non avrà neppure compiuto i diciotto anni. Una nuova vittima di questo orrore porta il mio nome e le mie mani saranno per sempre macchiate di…»

Spia: «…un’ultima battuta prima di morire?»

(Bang! Bang! Bang!) «Ooooh me meschino! Che t’ho fatto povero giovine in boccio…»

Spia: «…credo di avere un rantolo di vita e con le adeguate cure mediche potrei…»

Ipsen (afferra un candelabro e prende a percuotere il ragazzo orrendamente): «Riposa in pace dolce principe»

Spia: «…un ultimo spasmo?»

Ipsen (prendendolo a calci): «Dio! Che tristezza…così giovane….così giovane…»

Spia: «…miel pops e crunch crunch crunch…»

Ipsen (impugnando una sega e una saldatrice): «Povero, povero, ragazzo…»

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