GLI IDIOTI DI SAN PIETROBURGO #18
(Ipsen sorprendentemente atterra Permalossisimo Georgo nella sfida che, ad uno dei due, costerà la vita. E’ pronto ad infliggergli il colpo mortale, quando…)
Ipsen: «Uaaaaarghhhh»
(L’ascia si schianta sul terreno a pochi centimetri dal volto di un terrorizzato Georgo. Fischi e grida si levano dalla folla)
Permalosissimo Georgo (sussurrando): «Perché l’hai fatto?»
Ipsen: «Perché siamo entrambi uomini e gli uomini non dovrebbero...»
Permalosissimo Georgo (gli rifila una ginocchiata nei testicoli): «Scusa, riflesso incondizionato»
Ipsen (in tre a tenerlo): «Ma io ti ammazzo brutta merda! Ti squarto e ti mangio le viscere!» (respirando lentamente) «Va bene, va bene, mi sono calmato…No! Per un cazzo! Io ti salvo la vita e tu mi eunichi per il resto della mia?! Vieni qui! Vieni qui che ti faccio a pezzi!» (brandendo l’ascia) «Sono il lupo cattivoooo!»
(Permalosissimo Georgo fugge oltre la folla. Ipsen sembra darsi una calmata sul serio)
Ipsen: «Signori, amici, fratelli…posso avere un minuto della vostra attenzione prima che decidiate della mia sorte?»
Voce tra la folla: «No!»
Ipsen (un colpo di pistola gli sfiora la gamba destra): «Molto concisi. Ma io vi parlerò lo stesso. Perché ciò che sento di dirvi proviene dal mio cuore. Perché ci stiamo facendo questo? Guardatemi. Guardatevi. Belve assetate di sangue. E per cosa? Per una vendetta? Per una diversità? Ma in che cosa, vi chiedo, siamo tanti diversi voi ed io? Certo io vivo in un palazzo pieno di ogni ben di Dio a 26 gradi costanti e voi nelle vostre piccole izbe sotto zero a congelare lentamente mentre io mi nutro col vostro raccolto e…»
Voce tra la folla: «A morte!»
Ipsen: «Okay, forse mi sono espresso male, ciò che intendo dire è che anche se siete dei reietti…uhm…vedo che molti di voi hanno estratto i loro coltelli, permettetemi di essere più chiaro. Cosa cercate in me? Un capro espiatorio per una facile vendetta? E che cos’è la vendetta? Il puerile tentativo di dimenticare le ingiustizie subite? Ma quelle ingiustizie rimangono. Io ne sono stato colpevole lo ammetto, di alcune probabilmente, forse di molte, ma non di tutte. E non è di certo impiccando me che cancellerete il dolore dai vostri cuori. Siamo tutti figli di Russia e quindi siamo tutti fratelli. E fratelli che uccidono fratelli è l’orrore più grande che mente umana può concepire. Noi dobbiamo essere solidali, posso capire che il dolore, l’oppressione, la schiavitù e le privazioni vi abbiano giustamente portato ad insorgere, era un vostro diritto ribellarvi. Ma a cosa porterà tutto questo? A lotte di potere interne, ve lo dico io. Ad altro sangue. Perché sangue chiama sangue. Ad altre sofferenze, ad altre privazioni. Chi vi comanda adesso puntando il dito contro gente come me, già brama di sostituirmi nel mio ruolo di oppressore, già brama di dominarvi. Che futuro vi attende? Ve lo dico io, una sequenza di dittatori, feroci, spietati, invincibili. Come lui!»
(Tutti si voltano verso un soldato)
Stalin: «Ehi! Ha indicato il compagno Innocentosky»
Innocentosky (mentre viene portato via): «No, vi prego! Sono innocente!»
Soldati: «See, see, è la tua scusa per tutto»
Ipsen (leggermente perplesso): «Quello che sto cercando di dirvi è che la vendetta non è la soluzione e se siamo davvero fratelli come vi piace credere, beh, il più grande dono di un fratello nei confronti di un altro fratello non è forse il perdono?»
(Esercito ammutolito. Tanti volti silenziosi. Pensosi. Alcuni commossi. Ipsen sorride)
Ipsen (sulla forca legato mani e piedi): «Beh non è andata male»
Ipotenusa (sulla forca legato mani e piedi): «No, no, mi è piaciuta la parte in cui gli hai chiamati reietti, molto toccante…»
Ipsen: «Forse se Acheio…»
Acheio (sulla forca legato mani e piedi): «Acheio cosa?!»
Ipsen: «Ueilà, Acheio! Anche tu qui? Come va?»
Acheio: «Dovevo ucciderti la prima volta che ti ho visto»
Ipsen: «Mica tanto bene eh…»
Innocentosky (sulla forca legato mani e piedi): «Uao! Forche a quattro posti! Finirà mai il progresso tecnologico?»
Tutti: «Sta zitto!»
Ipsen: «Ho un piano per uscire da questa situazione»
Ipotenusa: «No!»
Ipsen: «No cosa?»
Ipotenusa: «Niente piani Ipsen. Niente sotterfugi, progetti, elucubrazioni, macchinazioni, strategie o simili, niente di niente. Qualsiasi cosa fai peggiora la mia vita in sostanziose percentuali. Evita. Ti prego»
Ipsen: «Ma ti assicuro che funzionerà, guarda qui…signor boia?»
Soldato: «Hai parlato col boia, questo ci costringe ad anticipare l’esecuzione di un’ora»
Acheio (rivolto ad Ipotenusa): «Spingimi verso di lui, forse riesco a strappargli la carotide con un morso»
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