PATTINI E DEMONI #11
(Ipsen catturato dal perfido monaco pazzo Lucifer Valentine ne rimane prigioniero attendendo il dipanarsi del suo nebbioso ed oscuro destino)
Ipsen: «Che volete farmi?»
Lucifer Valentine: «Che vogliamo farti? Che vogliamo farti?! Ipsen, tu non ti rendi neppure conto di chi sei vero? Non ti rendi neppure conto di cosa rappresenti e, soprattutto, non ti rendi conto di chi hai di fronte»
Ipsen: «Un tizio un po’ in sovrappeso»
Lucifer Valentine: «Sto facendo pilates»
Ipsen: «Non funziona»
Permalosissimo Monaco: «Te l’avevo detto io che l’acquagym era più performante»
Lucifer Valentine: «Zitto. Ti chiedi cosa vogliamo farti, Ipsen Brie…non ne hai neppure idea. Non puoi neppure immaginare le azioni che commetteremo sul tuo povero corpo inerme»
Ipsen: «Volete torturarmi con degli spilloni arroventati?»
Lucifer Valentine: «Uhm…» (voltandosi verso il Permalosissimo Monaco)
Permalosissimo Monaco (tenendo in mano due spilloni sopra la fiamma di un fornello): «Beh?»
Lucifer Valentine: «Sei stato fortunato! Ma non hai idea di cosa ti faremo…dopo!»
Ipsen: «Tortura con pistola ad aria compressa?»
Lucifer Valentine: «Ehm…»
Permalosissimo Monaco: «Ehi, non guardarmi così, non è colpa mia se siamo così trasparenti…»
Lucifer Valentine: «Ma dopo…ah! Dopo te ne faremo delle belle!»
Ipsen: «Motosega?»
Lucifer Valentine: «Ah ha! Sbagliato! Era bastone. E il montepremi si dimezza. Allora abbiamo pinocchio, porta, testa e bastone. Un minuto di tempo per te…»
Ipsen: «Io…io dico legno»
Lucifer Valentine: «Ed è legno! Un nuovo campione qui a…»
Permalosissimo Monaco: «Potresti concentrarti sulla tortura?»
Lucifer Valentine: «Scusa, molto bene, Permalosissimo, spoglialo!»
Permalosissimo Monaco: «Prego?»
Lucifer Valentine: «Denudalo. Devo percuoterlo con la sacra verga»
Permalosissimo Monaco: «Con…?»
Lucifer Valentine: «Non volevo dire sacra verga…m’è uscita così...»
Permalosissimo Monaco: «Eh…sì…così, come t’è uscita così di fare la doccia assieme, vabbe io lo spoglio però poi me ne vado di là e non voglio avercene più a che fare…»
(Slaccia i pantaloni, la porta si apre ed un monaco visibilmente ubriaco barcolla dentro)
Monaco: «Altra sangria! Yupee! E’ la serata più bella del…» (improvvisamente sobrio) «Scusate, divertitevi»
Permalosissimo Monaco: «Non è come sembra!»
(La porta sbatte)
Permalosissimo Monaco: «Ahh, maledizione, adesso chissà cosa penseranno…»
(La porta si spalanca di nuovo)
Fra Stereotipato: «M’hanno detto che c’era posto per un quarto!»
Lucifer Valentine: «Fuori! Quanto a te, Ipsen, preparati a finire all’inferno, ti faremo delle cose innominabili. Ti faremo sputare la verità. Ma tu sei un tipo tosto. Tu non scapperai»
Ipsen: «No, non scapperò, bastardo»
Lucifer Valentine: «Te ne rendo merito. Hai le palle»
Ipsen: «No, non è quello, è che sono legato alla sedia»
(Dall’altra parte della città. Al museo più costoso d’Europa…)
Ipotenusa: «Come va quella ferita?»
Acheio: «Non è niente, e tu che credevi che non sarei riuscito a fermare quel tomo di duemila e passa pagine…e guarda un po’, appena un graffio alla spalla»
Ipotenusa: «Acheio…»
Acheio: «Cosa?»
Ipotenusa: «E’ l’altro braccio»
Acheio: «Aaah! Dov’è finito?!»
Ipotenusa: «I medici lo tengono in salamoia, dicono che poi riescono a riattaccartelo. In sei mesi dovresti riuscire di nuovo ad afferrare le cose»
Acheio: «No! Il destro era il mio preferito!»
Ipotenusa: «Quello con la fede?»
Acheio: «Quello che usavo quando mi mas…dedicavoallericerchedistoriografia»
Ipotenusa: «Ecco il quadro!»
Acheio: «Proprio come lo ricordavo! Gesù sui pattini»
Ipotenusa: «Incredibile! Sembra così antico e così vero…»
Acheio: «Hai proprio ragione. E guarda come l’omino in bianco sembra protendersi verso la porta stilizzata»
Ipotenusa: «Acheio, quella è l’uscita di emergenza…»
Acheio: «Pensa te che popolo evoluto…»
Ipotenusa: «Guarda qui, piuttosto, lo vedi anche tu?»
Acheio: «Dove?»
Ipotenusa: «Non fra le mie tette. Qui, sul quadro. In alto, sulla sinistra. Sembra una piccola costruzione. Si intravede»
Acheio: «Ah sì…»
Ipotenusa: «E dentro, osserva, sembra esserci qualcuno»
Acheio: «Vero»
Ipotenusa: «Qualcuno che caglia il formaggio, lo strumento è quello…lo caglia e lo confeziona in queste anfore…le vedi? Impercettibili sullo sfondo…»
Acheio: «Sì…a fatica…le vedo…»
Ipotenusa: «E se tendi lo sguardo puoi notare delle scritte sulle anfore…appena un segno del pennello che…»
Acheio: «C’è un problema…»
Ipotenusa: «Cosa?»
Acheio: «Ho bucato il quadro con il naso»
Ipotenusa: «Potevi usare la mia lente»
Acheio: «Perché mai avrei dovuto usare una lente per bucare il quadro? Ad ogni modo ne è uscita questa»
Ipotenusa: «Una chiave?! La tela custodiva al suo interno una chiave?»
Acheio: «Così pare, e sembra proprio al chiave di un armadietto ferroviario…il trentatre per la precisione…»
Ipotenusa: «Trentatre…non ti suona qualcosa?»
Acheio: «No, ho messo il vibro»
Ipotenusa: «Dico in testa! Trentatre come gli anni di…»
Acheio: «Clarence Seedorf! Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima! Ecco l’ultimo tassello del mosaico! Ora tutto si dipana nella mia mente come un puzzle ben…»
Ipotenusa: «Di Cristo! Di Cristo! Brutto idiota!»
Acheio: «Non serve reagire così solo perché sono arrivata a Clarence prima di te…»
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