PATTINI E DEMONI #13
(Ipotenusa e Acheio, dopo aver visionato una misteriosa cassetta di un altrettanto oscuro informatore, si recano nell’indirizzo da essa riportato per sbrogliare il bandolo di questa matassa. Ah, tutti e due credono che il bandolo sia un cane di razza, piccolo e affettuoso con i bambini…)
Acheio: «Questo dovrebbe essere l’edificio giusto»
Ipotenusa: «L’ultimo piano va in fiamme!»
Acheio: «E che ci frega? Noi dobbiamo andare al primo. Secondo quello che diceva la cassetta le anatre hanno un periodo migratorio curiosamente coincidente indipendentemente dalla sottorazza»
Ipotenusa: «Non credo che il documentario facesse parte dell’informazione che quel curioso muto voleva darci»
Acheio: «E’ escludendo il particolare che non arriveremo mai al generale Ipotenusa, è una vecchia lezione di Harvard»
Ipotenusa: «Dietro la busta c’è scritto: “Il documentario sulle anatre non c’entra un cazzo essendo che non fornisce alcun indizio rilevante”»
Acheio: «Non mi hai convinto»
Ipotenusa: «Ecco, questa è la porta, aspetta! Non entrare!»
Acheio: «Perché?»
Ipotenusa: «Abbiamo trovato il nostro cammino disseminato di trappole, dietro questa porta potrebbe nascondersi un nuovo, imprevedibile pericolo»
Acheio: «Tu e le tue sciocche teorie campagnole e superstiziose basate su logica, prudenza, intelligenza e constatazione. Se fossi andato avanti a nessi logici secondo te sarei diventato professore emerito della facoltà di Tecnocasa?»
(Apre la porta)
Acheio: «Ho sentito come lo scatto di un filo metallico. Ma sono certo che è normalissimo quando si apre una vecchia e solida porta di…»
(Esplode l’edificio di fronte. Intanto, al monastero)
Permalosissimo Monaco «Ma secondo te non so distinguere due palazzi gemelli?»
(Di nuovo nell’appartamento di Murdoch)
Ipotenusa: «Non mi sento a mio agio, Acheio…»
Acheio: «Posso capirlo, è violazione di proprietà privata e…»
Ipotenusa: «No, non è quello, devi per forza ispezionare la casa nudo dalla cintola in giù?»
Acheio: «Ehi! Io quando entro in una casa mi metto sempre a mio agio…taci! Taci! La senti questa brezza! Uuh che brezzolina!»
Ipotenusa: «Sei repellente, piuttosto, sembra che qualcuno ci abbia preceduto, questa casa è un disastro»
Acheio: «…già, l’hanno rivoltata da capo a piedi, guarda qui…calzini, mutande, un letto sfatto, i mobili divelti, riviste porno, pile su pile di riviste pornografiche»
Ipotenusa: «Che stai facendo?»
Acheio: «Le porto via. Sono certo che al loro interno ci sia un messaggio cifrato. Certo, dovrò studiarle a lungo, ma ne verrò a capo. Guarda questa! Questa è cifratissima! Tutta un codice. Questa ha il codice Da vanti e questa il codice Di dietro…»
(Una figura in saio sbuca da dietro la porta. Impugna una scopa e avanza minacciosamente)
Monaco: «All’inizio pensavo di non uccidervi. Ma dopo questa battuta credo assisteremo ad un omicidio-suicido…»
Ipotenusa: «Ahh!»
Acheio: «Oppalà! Guarda che zinn…Cosa? Ah salve…»
Ipotenusa: «Chi diavolo sei?!»
Monaco: «Qui le domande le faccio io! Chi diavolo sei? Sono un monaco! Perché brandisci una ramazza? Per uccidervi. Perché proprio una ramazza? Smettila di fare domande è giunta la tua ora. Perché? Basta! Basta cosa?»
Acheio: «Non mi sembra stabile…»
Ipotenusa: «Deve avere qualche turba psichica…»
Acheio: «Cosa? No, io parlavo del balcone di questa»
Ipotenusa: «E molla il porno due secondi, dobbiamo affrontarlo. Passami la pistola»
Acheio: «L’ho dimenticata in macchina. Però ho portato l’ombrello, in caso piovesse»
Ipotenusa: «Pioveva! E non l’hai neanche aperto»
Acheio: «Pensavo fosse la pistola»
Ipotenusa: «Dammi quel dannato ombrello! Tu pensa a distrarlo»
Acheio: «Ehi monachello, vuoi sentire una simpatica freddura?»
Monaco: «Non direi, mia madre è morta di recente, non ho tanta voglia di ridere…»
Acheio (silenzio imbarazzato): «…e a proposito di madri morte di recente, c’è un giapponese che va al cimitero…»
Monaco: «Godrò nello strangolarti!»
Acheio: «Potevi dirmelo che la sapevi già»
(Colpo sordo. Il monaco collassa)
Ipotenusa: «Ecco fatto. Sei bravo a far innervosire le persone»
Acheio: «Dici?»
Ipotenusa: «Sì»
Acheio: «Davvero?»
Ipotenusa: «Basta così»
Acheio: «Perché?»
Ipotenusa: «Argh. Piuttosto, guarda che cosa ho trovato nelle sue tasche»
Acheio: «Sembra uno strano porno su carta bianca, senza immagini né fotografia, bensì scritto fitto, fitto…»
Ipotenusa: «E’ una lettera, Acheio…»
Acheio: «E io che ho detto?»
Ipotenusa: «Buon Dio! E’ incredibile!»
Acheio: «Ma dai! Che scema! E’ perché fa caldo, e ci sei tu vicino, altrimenti sta molto più rilassato»
Ipotenusa: «La lettera, mongoleso, sembra che contenga in forma scritta quello che lo strano e muto individuo voleva comunciarci nel video»
Acheio: «Lo sapevo! Lo sapevo! Moriremo in una settimana! Presto, chiudiamo tutti i pozzi che vediamo, tu pensa al lavandino, io intaso il water»
Ipotenusa: «…no, sembra…»
(Dall’altra parte della città. All’oscuro monastero)
Lucifer Valentine: «…una storia…una storia molto antica»
Ipsen: «Cosa?»
Lucifer Valentine: «Eh?»
Ipsen: «E’ da mezz’ora che te ne stai zitto e ora te ne esci con questa frase senza senso»
Lucifer Valentine: «E’ una dissolvenza incrociata letteraria, idiota! Quella che ti sto per narrare è la verità delle verità che noi, giocatori di curling custodiamo gelosamente da millenni»
Ipsen: «Pensavo che il curling fosse stato inventato nel sedicesimo secolo in Scozia ufficialmente e ancora prima ce ne fossero state delle testimonianze in Irlanda e Olanda, evidenti, per altro, nei quadri fiamminghi della prima metà del Cinquecento»
Lucifer Valentine: «…uhm…no»
Ipsen: «No e basta?»
Lucifer Valentine: «No e basta! Va bene, cazzone?! Chi è il giocatore di curling qui? Io! Chi è che racconta la storia? Io! E non me ne frega niente se sai quando è nato il dannato gioco del curling o il dannato gioco del cricket, ora tu ascolterai me!»
Ipsen: «Va bene, va bene, non ti scaldare…»
Lucifer Valentine: «…»
Ipsen: «…tra parentesi, quindicesimo secolo, ma la prima partita ufficiale risale al milleseicentosettantasei»
Lucifer Valentine: «Sei la cosa più brutta che mi sia mai capitata»
Ipsen: «Niente specchi in casa eh?»
Lucifer Valentine: «Tutto ebbe inizio…»
Ipsen: «Aspetta, che succede…tutti i bordi si stanno scontornando…non è un flashback rapido e veloce?»
Lucifer Valentine: «No è una storia, si va in sfumando»
Ipsen: «Oh, no! Se si sfuma sarà una lagna eterna! Posso accendere la Wii?»
Lucifer Valentine: «No!»
Ipsen: «Uffa…»
Lucifer Valentine: «Stavo dicendo…tutto ebbe inizio in un luogo di magica fantasia chiamato Palestina quando un uomo divenne famoso per i suoi miracoli e le sue opere di bene, quell’uomo si chiamava…»
Ipsen: «Enrico»
Lucifer Valentine: «Gesù»
Ipsen: «Mi suona assolutamente nuovo. Oh…no…eccolo che sfumaaaaa…»
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