mercoledì 20 maggio 2009

MERCOLEDI’ A TEATRO #11

La magia del teatro Kabuki (L’arte tutta giapponese di complicare dannatamente le cose)


ATTO I (Che sta ad indicare: “La situazione da cui poi si sviluppano le altre situazioni in divenire”)


«Sono Oneshin Masju Inobishi Pisquetton, il mio nome tradotto sta ad indicare: “colui che urina sprezzante sul volto dei draghi” esso ha a che vedere con una pisciata fra le fronde e i miei successivi problemi di minzione. Famoso arciere conosciuto in tutto il Settekamen e in almeno in due o tre paesi del’Ottokamen. Al Kamenraider invece non mi vogliono più da quando gli ho rotto il biliardo…»

«Io sono O’reshei Mashudori Unduetretoccapropioaté che in antico slang del periodo Edo sta ad indicare “colei che ebbe cento uomini dentro il suo…uhm…cuore”. O impavido Oneshin Masju Inosbishi Destocazzo»

«Pisquetton»

«E’ uguale, ti prego, salva il nostro povero regno dall’attacco del Drago Masushibishibishizenzen che, scritto in un unico ideogramma occupa tutta la parte del soggiorno e indica “colui che ha il nome inutilmente lungo e diuretico, ma che spacca comunque i culi agli avventurieri con l’arco”»

«Promettente»

«Non temere, tieni l’arco della leggenda, il Cokmenshuden “l’arco la cui corda sbatte sempre sul naso di chi scocca la freccia»

«Che il Buddha ci protegga! Il Cokmenshuden!...ah tra parentesi, Buddha che sta ad indicare “colui che accetta la serenità e rifiuta la liposuzione”»

«Yaaaah!»

«Che è?!»

«Sono Bashudensudensuppergiuden, "colui che urla alla fine di ogni atto facendo le boccacce e muovendo le mani come se volessi prendervi tutti a schiaffi”»


ATTO II (Che vuol dire “colui che introduce la seconda parte”)


«Sono il Daimyo Senzen, che nell’antica lingua di questo regno può essere tradotto come “el signùr dalle belle braghe bianche che caccia le palanche, che caccia le palanche”. Ti ricoprirò d’oro mio giovane Oneshin Masju eccetera eccetera»

«Veramente io sono da questa parte…»

«Scusa, voi orientali sembrate tutti uguali»

«Ma anche lei è orientale»

«Da parte di madre, da parte di padre sono Pintcher nano. Non so se lo sapeva ma Pintcher in antica lingua giapponese indica: “colui che ama annusarsi fra le gambe”»

«Istruttivo»

«Sua eccellenza Senzen! Sono il vostro messo Ashidawa che in antica lingua Ashidawa vuol dire “colui che ben conosce la lingua Ashidawa ma che ha dei genitori così perversi da chiamarlo come la suddetta lingua e perciò tende a creare una serie di scatole cinesi nell’ambito della terminologia del concetto di Ashidawa applicato via, via come lingua o come nome proprio”»

«Davvero?»

«No, vuol dire Giorgio. Sua Altezza! Il Drago Mashishibishi…» (si urina nei pantaloni) «…e vabbe…ha comunicato che attaccherà il palazzo se non gli verrà sacrificata una vergine!»

«Io, O’reshei, andrò!»

(Tutti ridono)

«No, dai, seriamente, lesto cacciatore di draghi vai e sconfiggi la bestia, anche perché di vergini non ne girano tante…»

«Non posso, il fiore di Hashidindori, “il fiore che viene usato come scusa per non fare l’eroe”, mi ha corrotto e ora soffro di movimenti intestinali continui»

«Andrò io: Lei Nakatumari Quantenesay che in giapponese stretto vuol dire: “l’umile contadino di Kyoto…oddio, non Kyoto, Kyoto…più Kyoto provincia…che si sostituisce all’eroe senza palle e dimostra il potere della semplicità ammazzando a colpi di zucchina il povero drago, che alla fine sembra che lo vuole risparmiare, ma poi appena si gira il drago balza su e il nostro fa tipo uatatatatata e lo prende a melanzanate sui denti”»

(Dalle due alle sei ore dopo)

«Ho sconfitto il drago. Il tuo villaggio è salvo!»

«Daje pesa!»

«Però facendolo ho distrutto il sole. Il mondo è condannato all’eternità oscura nel mondo di Skamutsarami, “lo spirito che, alla fine, lo mette al culo a tutti”»

«Negashi Konikishin, che in antico giapponese vuol dire “adesso prendo quel negashi lì e te lo pianto nel…”»

«Yaaaaaaah!» (strabuzza gli occhi) «Etanachi Yokoshidamatsurai che può essere tradotto approssimativamente come: “Alla fine lo spirito non aveva intenzioni serie. Tutti hanno imparato ad accendere le lampade. Lui e lei hanno provato a stare assieme, ma lui era troppo preso con le melanzane e…beh…e pure lei, quindi ognuno a casa sua, ora lui fa il commesso Ikea e lei ha un negozio in cui vende girandole e zuppa di miso. Il vecchio Daimyo è morto durante un duello all’ultimo sangue con Noshobei Kyrobaiashi, che in giapponese indica la prostata infiammata e il drago Mushieviadimushi, fintosi morto, ha aperto una concessionaria a Kyoto. Beh…non proprio a Kyoto, Kyoto…più Kyoto provincia…”»



Ipsen: «Non ha nessun senso…»

Scrittore: «Il saggio direbbe: “Ascolta il genio, ma fidati del folle”»

Ipsen: «Direbbe?»

Scrittore: «Non hai saputo? E’ morto l’altro ieri…»

Ipsen: «Fammi indovinare, si è fidato del folle»

Scrittore: «Quasi…è stato tirato sotto da un autotreno»

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