martedì 2 giugno 2009

PATTINI E DEMONI #20

(Ultimo atto pateticamente corposo per cercare, invano, di dare una spiegazione logica ai precedenti diciannove)


Ipotenusa: «Nonno Nanni!»

Nonno Nanni: «Ebbene sì! Sono proprio io, non morrebbi come volebbi farebbi credebbi»

Ipotenusa: «Eh?»

Nonno Nanni: «Non morrebbi come volebbi frarebbi credebbi»

Ipotenusa: «Ah. Ma dai!»

Nonno Nanni: «Eh sì! E non muriò neppure il tuo giovine amico Acheio»

Ipotenusa: «Ma se è qui, a terra, in un lago di sangue e livido in volto»

Nonno Nanni: «Non temere…egli vigge!»

Ipotenusa: «Vigge? No! No! Tu menti! Tu mi nascondi la dolorosa realtà! Lui per me era il mio sole…la mia vita…il miglior sesso che abbia mai…scusa, sto divagando, pensavo a Johnny Depp»

Nonno Nanni: «Ebbene, mia giovane fanciulla, il professor Acheio Langdon non è morto perché quello per terra non è Acheio Langdon»

Ipotenusa: «Come?»

Lucifer Valentine: «Io, sono Acheio Langdon»

Ipotenusa: «No!»

Acheio: «Sì!»

Ipotenusa: «No!»

Ipsen (comparendo dal nulla): «Ed infatti è no!»

Ipotenusa: «Ipsen!»

Ipsen: «Ipotenusa, allontanati da quell’impostore, prima che ti faccia del male»

Ipotenusa: «Ipsen! Ti credevo scagliato lontano su Parigi»

Ipsen: «Colui era solamente Winnie, il mio sostituto temporaneo pace all’anima sua. Io sono sebbi sempre un passo avanti ai miei nemici

Ipotenusa: «Colui? Sebbi? Ma come diavolo state parlando?»

Ipsen: «Parlebbi al passato arcaico, il passato per le complicate e gratuitamente oscure spiegazioni in ogni libro giallo che si rispettebbi»

Ipsen: «Acciderbi! Come hai fatto a capire che Lucifer era Acheio e che Acheio non era Acheio. E se Acheio non è Acheio chi è? E il nuovo Acheio che dici non essere Acheio chi cela in realtà? E si può avere un cazzo di Moment?»

Ipsen: «Lo so perché io non sono Ipsen. Sono il professor Acheio Langdon. Mentre colui che credevi essere Acheio altri non è che Nonno Nanni! L’orditore di questo malefico piano!»

Ipotenusa: «No!»

Acheio: «Sì!»

Acheio (comparendo dal nulla): «Ipotenusa!»

Ipotenusa: «Acheio!»

Acheio: «Allontanati da quell’oscurobbe individuo egli mentebbe sulla sua reale identità…bbe…»

Falso Acheio: «Ah ha! Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone?»

Acheio: «Ti sei tradito Fabrizio! Egli non è Ipsen, è Fabrizio De André»

Ipotenusa: «No!»

Acheio: «Sì!»

Fabrizio De Andrè: «Non avete alcuna prova! Metteva l’amore, metteva l’amore, metteva l’amore su ogni cosa!»

Ipotenusa: «Pensavo che Faber fosse morto»

Cadavere di Acheio a terra: «…e pensavi bene!»

Ipotenusa: «Acheio!»

Cadavere di Acheio a terra: «Non Acheio, Ipotenusa! Ipsen! Mi ha salvato questo giubbotto antiproiettile! Allontanati da Fabrizio e da Acheio! Non sono quelli che pensi che siabbero!»

Ipotenusa: «Ma dai!»

Ipsen: «Ebbenebbe sì!»

Fabrizio De Andrè: «Il vecchio Ipsen, dagli occhi verdi color di foglia che se di amarlo ti vien la voglia, basta pagare…da cosa l’hai capito?»

Ipsen: «Il tuo accento non è di Genova, come quello del noto cantautore, ma di Voghera! La terra dei mentitori e dei truffatori!»

(Disclamer: Ipsen tutto si dissocia dalle precedenti affermazioni, esse non esprimono in alcun modo il pensiero di questa produzione. Tutti noi sappiamo che Voghera è abitata da gente in gamba e lavoratrice, padri di famiglia operosi e figli e figlie amorevoli. Promettiamo solennemente, tramite i nostri legali, che la suddetta città non verrà più fatta oggetto di scherno in alcun modo dallo staff di Ipsen)

Ipotenusa: «Ahh! La città dei perditempo ubriaconi arraffamoglialtrui»

Ipsen: «Esattamente. Egli non è Fabrizio! E’ Lucifer Valentine!»

Lucifer Valentine: «La pagherai cara!»

Ipotenusa: «Indossavi un giubbotto antiproiettile! Dove l’hai trovato?»

Ipsen: «Ce l’avevo fin dall’inizio in previsione di tutto questo. Ma se vuoi proprio ringraziare qualcuno, girati e ringrazia Acheio»

Ipotenusa: «Grazie Acheio!»

Ipsen: «No! Attenta! Egli non essebbe Acheio!»

Ipotenusa: «Du palle…»

Acheio: «E’ proprio accussì! Io sono il capo della polizia di Parigi!»

Ipotenusa: «Non eri morto in un’esplosione una decina di capitoli fa?»

Capo della polizia: «Ah ha! Era quello che credevi, ma io non sono mai stato lì in quella stanza perché con voi, travestito da me, c’era…»

Ipsen (togliendosi la maschera): «Io!»

Ipotenusa: «Nonno Nanni!»

Nonno Nanni: «Sì!

Ipotenusa: «No!»

Nonno Nanni: «E allora no…perché in realtà io sono Acheio Langdon»

Ipotenusa: «Oh! Ma…allora…chi è morto in quell’edificio!»

Acheio: «Nessuno! Solo un simpatico barbone che mi assomigliava»

Ipotenusa: «Ah che sollievo! Solo un simpatico barbone!»

Acheio: «Di Voghera per altro…»

Lucifer Valentine: «Ah! La terra dei ladri di cavalli!»

Ipotenusa: «Sono un po’ confusa»

Ipsen: «E’ normale, ma se riconsidererai il tutto alla luce delle ultime rivelazioni scoprirai come ogni cosa combacia perfettamente con l’altra»

Ipotenusa (rilegge): «Uhm…no…a dire il vero mi sembra tutto così pieno di buchi e connessioni mancanti…»

Ipsen: «Ah sì?»

Ipotenusa: «Eh sì»

Ipsen: «Ma…ma…questo è dovuto al fatto che non ti abbiamo ancora spiegato bene la storia»

Acheio: «Già la storia…»

Ipotenusa: «Sono tutta orecchie…»

Acheio: «Il colpevole è Nonno Nanni!»

Ipotenusa: «No!»

Acheio: «Sì! Sapendo che le azioni del suo stracchino erano pesantemente in ribasso ha architettato questa messa in scena per creare un nuovo, inedito modo di fare pubblicità. Immaginati. Mangiare lo stracchino che è stato capace di uccidere un ex pattinatore professionista al Louvre! Ma aveva bisogno di un complice! Quell’uomo!»

Ipotenusa: «Quel mimo all’angolo della strada?»

Acheio: «Sembrerebbe un mimo, ma la sua è solo una maschera»

Ipsen (nell’atto di strappagli un’ipotetica maschera gli scarnifica la faccia): «Okay, questo era un vero mimo. Quell’altro mimo che in realtà è…mio padre!»

Padre di Ipsen: «Mi hai scoperto figliolo. Ti prego…perdonami…volevo solo che tu vivessi ricco e felice ereditando da me e da Nonno Nanni l’azienda di formaggi. Così facendo avresti potuto abbandonare quello sport terribile e pericoloso che è il pattinaggio su ghiaccio»

Ipsen: «Papà…vuoi dire che tu e Nonno Nanni siete…»

Padre di Ipsen: «Sì…siamo amanti…»

Ipsen: «Sei omosessuale? Non ne avevo idea?»

Padre di Ipsen: «Andiamo! Faccio ho fatto pattinaggio su ghiaccio per vent’anni!»

Ipsen: «In effetti…»

Ipotenusa: «Ho capito. Ma mi sfugge…cosa c’entrava tutta la storia del curling e di Lucifer Valentine?»

Acheio: «Ah…la storia del curling…ecco…è…perché…non sono loro i soli colpevoli! Li ho smascherati solo per far cadere in trappola il vero responsabile! Quell’uomo!»

Ipotenusa: «Stai indicando uno specchio, Acheio…»

Acheio: «Dietro lo specchio!»

Jean je m’appele Jean: «Molto bene…molto bene monsieur Làngdon…»

Ipsen: «Tu! Jean! Ma come…»

Jean je m’appele Jean: «Sono sempre stato invidioso del tuo successo. Quando eri in pista nessuno poteva batterti, ma fuori eri un animale, non potevi incarnare tutta quella leggerezza…quando mi hai trattato freddamente dopo la tua ultima esibizione…beh…è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso…quella e il fatto che non ha funzionato fra noi…»

Padre di Ipsen: «Figlio mio, non sapevo fossi…»

Ipsen: «Pattinaggio su ghiaccio»

Padre di Ipsen: «Ah già»

Jean je m’appele Jean: «…così ingaggiai Lucifer e il suo sgherro e feci in modo che ti infliggessero la punizione che meritavi con la banale scusa della vendetta a sfondo sportivo»

Lucifer Valentine: «Mai giocato a curling in vita mia»

Permalosissimo Monaco: «Sport per gente di Voghera»

Ipotenusa: «Okay, credo di esserci…»

(Sollievo collettivo)

Ipotenusa: «Ma questo non spiega tutta la faccenda para-religiosa»

Acheio: «Ah…quella faccenda…io…beh…»

Voce: «Se permettete questa la spiego io!»

Acheio: «L’Oscuro Camerlengo!»

Ipotenusa: «No!

Acheio: «Sì!»

Ipotenusa: «Chi?»

Oscuro Camerlengo: «Il burattinaio dietro questa farsa. Lavoro saltuariamente come restauratore al Louvre, e quando scoprii agli infrarossi che un sotto un quadro ce n’era un altro non credetti(bbi) ai miei occhi. Rimasi ancora più sconvolto quando l’opera mostrava un Gesù sui pattini»

Ipotenusa: «Troppo blasfemo per la Chiesa?»

Oscuro Camerlengo: «Macché, non fu quello, fu osservare, in un angolo, un Giuseppe cagliatore di formaggio. Vedete, io sono sempre stato allergico ai latticini e si fosse venuto a sapere che il padre putativo di cristo era un formaggiaio, immaginate quanto questa professione e la sua produzione ne avrebbe riscosso successo. Il latte e i suoi derivati sarebbero diventati la nuova ambrosia, letteralmente il cibo degli dei. Non potevo permetterlo. Non potevo permettere che l’umanità abbracciasse il latte più di quanto già sta facendo. E così decidebbi di uccidere l’unica altra persona che sapeva del quadro. Tuo padre Ipsen, che mi aveva aiutato nei lavori di restauro. Sfortunatamente tuo padre si era già accordato con Nonno Nanni per simulare la sua morte. Ci cascai anch’io. Mancava solo da fermare il figlio, l’unico che poteva aver ricevuto qualche informazione dal padre. Parlai con Jean je m’appele Jean, mio antico amante ed ottenebbi facilmente i suoi favori…»

Ipotenusa: «Quindi anche lei è…»

Oscuro Camerlengo: «…sono prete, serve qualche altra credenziale?»

Ipotenusa: «Ah…sì…stupida io a chiedere…»

Scrittore (rianimatosi con foga): «Aspettate! Aspettate! Non è vero…è stato il colonnello Mustard, in cucina con il candelabro! Oppure il piccolo Jimmy, mio nipote da parte di sorella, lo notai quando vidi il ferro di cavallo mancante nella stalla, l’incidente con Bessy al rodeo non fu così casuale, osservate le macchie di fango sui suoi jeans…» (risviene)

Ipotenusa: «Aspettate un secondo…riassumiamo…»

(Parecchie ore dopo)

Ipotenusa (con una lavagna luminosa, grafici e tabelle): «…e, stando a ciò chiunque di voi abbia un portachiavi di Pukka in tasca è il colpevole di questa serie ignominiosa di atti»

(Tutti si frugano le tasche)

Ipotenusa: «Nessuno? E’ molto strano…ma c’è anche un’altra cosa che non mi torna…dato che eravate tutti mescolati con i vostri travestimenti…con chi ho fatto sesso oggi?»

(Silenzio imbarazzato)

Ipsen: «…croissant e brioche?»

(Cenni di approvazione. Si allontanano, come fratelli, in cerca di un bar aperto. Albeggia. Nel frattempo dall’altra parte della città, accanto ad un edificio divelto in fiamme e ad un gigantesco disco di granito una figura sogghigna nell’ombra)

Winnie la riserva volenterosa (giocherellando con un portachiavi di Pukka): «Andate…andate pure a fare la vostra colazione...rientra tutto nei miei gratuitamente machiavellici piani…credevate di aver capito tutto eh? Credevate fosse così semplice? Ma non sapete neppure contro chi vi siete messi. Non potete neppure capire quanto le mie motivazioni siano complesse e arzigogolate, la risposta a tutto, eppure, è così semplice…la risposta a tutto è…oh…mi va a fuoco il braccio…»

(Urla indistinte nella Parigi che si sveglia. Intanto, da qualche parte, nel mondo, Dan Brown scrive puttanate. Probabilmente a Voghera.)

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