mercoledì 10 giugno 2009

MERCOLEDI’ A TEATRO #13

Shakespeare è, per molti, l’interprete sommo del teatro di ogni tempo, pochi, però, hanno al possibilità e il tempo di leggere le sue corpose opere. Ecco dunque accorrere in vostro aiuto i facili riassunti della produzione del Bardo inglese. Per voi che non avete tempo da perdere con ste’ cazzate da froci.

ROMEO E GIULIETTA

Giulietta: «Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome…»

Romeo: «Per una scopata mi faccio pure cambiare il codice fiscale»

(Trombano forsennatamente)

Giulietta: «Temo avrà delle conseguenze»

Romeo: «Sempre la solita paranoica…»

(Conseguenze)

Giulietta: «Ti sei bevuto il veleno? Ma sei proprio un mongoleso!»


AMLETO

Principe Amleto: «Ho come un turbamento e un senso di morte che mia attanaglia qui allo stomaco»

Padre di Amleto: «Sei un adolescente. E’ normale. Fatti un blog, poi passa…»

Principe Amleto: «Padre! Credevo voi foste morto!»

Padre di Amleto: «Lo sono! Sono uno spirito inquieto, tuo zio Caludio m’ha versato del veleno nell’orecchio mentre dormivo»

Giulietta: «Il veleno? Nell’orecchio? Ma vi siete rimbecilliti tutti?»

(Parecchie depressioni dopo)

Principe Amleto: «Esse re o non esse re?»

Contadino: «Sii re, sii re…secondo me te conviene…»


MACBETH

Macbeth: «Sono salito al potere con l’inganno, il crimine, la maldicenza e la sopraffazione…»

Suddito: «Ecco perché sei Cavaliere!»

(Dodici, tredici intrighi più tardi)

Streghe: «Fintanto che il bosco di Birnan non muoverà guerra al castello di Dunsinane, voi sarete re»

Macbeth: «Bruciate il bosco»


TITO ANDRONICO

Tito: «Avete tagliato le mani a mia figlia e l’avete crocefissa. Avete distrutto me e il mio regno, mi avete reso vostro schiavo da signore che ero, e più di tutto, avete fatto un film su di me con costumista Elton John. Eppure non sono per nulla contrariato, anzi magnate a sazietà i polpettoni di carne bizzarramente misteriosa che vi servo con tanta premura senza accennare all’assenza dei vostri figli»


OTELLO

Iago: «Insinuerò in quell’uomo tanto retto e amato il seme malvagio dell’invidia, gli farò credere che Desdemona, la sua devota sposa, sia in realtà una meretrice di bassa lega»

Desdemona: «Iago, ti va di scopare?»

Iago: «Oppure registrerò su VHS i prossimi venti minuti»

Desdemona: «Cinque»

Iago: «Dieci»

Desdemona: «Andata…»

(Qualche maldicenza dopo)

Iago: «Otello, hai veduto lo video»

Otello: «L’ho veduto. Desdemona amoreggia procace con quello straniero oscurato dal pene estremamente striminzito»

Iago: «Faceva freddo…Cosa vuoi fare, o buon Otello»

Otello: «Vendicarmi»

Iago: «Pensi di farcela?»

Otello: «Yes, I can!»


LA DODICESIMA NOTTE

Viola: «Io, che credevi fossi un uomo, sono una donna e son perdutamente innamorata di te!»

Duca Orsino: «Oh! Che sentono le mie orecchie!»

Viola: «Eppur è la verdad!»

Duca Orsino: «…questo non spiega perché mi stai penetrando da dietro»

Viola: «…e buttar via i soldi del sexy shop?!»


SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

Puc: «Va quello! Va quello! Assurdo…va che…va che…com’è che la messa…come…ammappate…ma…ma non sfida le leggi di gravità?»

Oberon: «S’era detto testa d’asino. Testa. D’asino. Non mi sembra un ordine complicatissimo…»


LA TEMPESTA

Calibano: «Prospsero! Maledetto! Sei giunto nella mia isola con i tuoi poteri, mi hai depredato di tutto e ridotto in schiavitù! Ti sei rubato il mio regno senza neppure cercare un accordo con me…»

Prospero: «Beh c’è stato quel giorno del Ringraziamento che…»

Calibano: «Il giorno del Ringraziamento non conta!»

(Discrete magie dopo)

Ariel: «Io, Ariel, spirito dell’aria giungo al tuo comando. M’hai evocato, o potente Prospero?»

Prospero: «Macché! Sarà tutto quel messicano che mangio in sto periodo…»


IL MERCANTE DI VENEZIA

Antonio: « Non ha occhi un ebreo? Non ha mani, organi, statura, sensi, affetti, passioni? Non si nutre anche lui di cibo? Non sente anche lui le ferite? Non è soggetto anche lui ai malanni e sanato dalle medicine, scaldato e gelato anche lui dall'estate e dall'inverno come un cristiano? Se ci pungete non diamo sangue, noi? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate non moriamo?»

Cameriere: «Azzo, allora non se lo beva il caffè che l’ho corretto con la stricnina»


I DUE GENTILUOMINI DI VERONA

Primo Gentiluomo: «Prima lei…»

Secondo Gentiluomo: «Noo, prima lei…»

Primo Gentiluomo: «Insisto…»

Secondo Gentiluomo: «No, davvero…»

Primo Gentiluomo: «Guardi che m’offendo…»

Secondo Gentiluomo: «Come se avessi accettato…»

Primo Gentiluomo: «A lei la via…»

Secondo Gentiluomo: «Non mi permetterei mai…»

Primo Gentiluomo: «Io non mi permetterei mai…»

Secondo Gentiluomo: «Ne va della mia dignità…»

Primo Gentiluomo: «E’ una questione di principio…»

Secondo Gentiluomo: «Mi faccia l’onore di passare»

Primo Gentiluomo: «Mi faccia la grazia di precedermi…»

Secondo Gentiluomo: «Allora passo prima io…»

Primo Gentiluomo: «Stronzo dimmerda»


PENE D’AMORE PERDUTE

Amore: «Ah eccolo qua! L’avevo lasciato in tavernetta!»


RICCARDO III, RICCARDO II, ENRICO VI, ENRICO VIII, ENRICO V, RE GIOVANNI

Tutti morti. Alcuni hanno il tempo di fare un monologo. Le cifre romane si leggono vi i i i.



Scrittore: «Che fai?»

Ipsen: «Brucio i grandi classici del teatro e poi li sotterro sotto una pila di merda. Ti unisci a me? Ah, no, vedo che hai già fatto…»

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