mercoledì 8 luglio 2009

MERCOLEDI’ A TEATRO #15

«Che cos’è? Chi siete voi?»

«Centro Diversificazione Umorismo. Legga»

«Centro…che?»

«Legga»

«Io Scrittore, sottoscrivo questo accordo vincolante che mi obbliga a non ostentare da ora innanzi una comicità che coinvolga l’organo genitale maschile. Metafore, similitudini, congiunzioni cognitive o semiotiche con tale organo nella trama o nella strutturazione della storia hanno da essere considerate lesive per un umorismo colto e raffinato al quale l’opera tutta vuole tendere. I sapidi umorismi sessuali saranno vagamente tollerati, ma la figura del membro maschile, in ogni sua forma o dimensione, attraverso tutti gli strumenti con cui può essere veicolata al pubblico, io dichiaro bandita da questa pubblicazione»

«Che…che è questo?»

«Firmi»

«Ma…io…è questo che pensate di me? Io faccio solo battute di bassa lega sul cazzo? E’ questo che sono per voi? Un Vanzina telematico? Pisellone, uccellone, salsicciotto, crede che io sappia far ridere attingendo solo a questo squallido repertorio?»

«Senta, prenda il pennarellone e firmi»

«Ahahaha»

«Perché ride?»

«Ha detto pennarellone»

«Firmi»


IL FALUTO MAGICO


«Eh ma dai! Ma siete dei bastardi!»

«Scriva. E se vediamo anche un solo, pallido riferimento alla struttura riproduttiva maschile le mandiamo le teste di cuoio a casa»

«…a proposito di teste di cuoio…»

«Scriva»


ATTO I


«Oilà son Tamino, mi reco tostò dalla pallida regina Astifammiram…Astifiammeriment…Astafammerima…»

«Astrifiammante»

«Astrifamme…uhm…Oilà»

«Oilà»

«Son Tamino»

«Bene»

«Mi reco tostò dalla pallida regina Astifamment…Astafemma»

«Stai sbavando»

«Oilà»

«Oilà»

«Son Tamino, mi reco tostò dalla pallida regina Astifammiaremante!»

«Astrifiammante»

«Oilà»

«Son Tamino?»

«Son Tamino»

«Infatti, dicevo io…»

«Mi reco tostò da Sailor Venus, la cui figlia, la bella Pamina è stata rapita dal perfido Sarastro»

«Ah! Il sommo sacerdote del Regno della Saggezza!»

«Beh, allora se l’ha rapita ci sarà un motivo! Ahaha…capita?...perchè è del regno della saggezza e quindi…e quindi lui…lui…eh? Senti senza le battute sul cazzo non è davvero la stessa cosa»

«Scriva»


ATTO II


«Oilà son Tamiro, son quello della pubblicità di D&G che si tromba l’Arcuri fra i faraglioni»

«Oilà son Papageno, grand’uccellatore»

«Eh, vabbe, ma anche voi ragazzi!»

«La storia è così. Si dia una mossa»

«Io ho un flauto grosso e magico»

«Io son pieno d’uccelli che m’escono pure dalle orecchie»

«Occhio…»


ATTO III


«Sono Monostatos, il perfido moro, sono noto per la mia abilità in combattimento, i miei inganni e la mia notevolissima lancia»

«Ehm…»

«Lancia di legno…e…e…ferro…che uso come arma e come difesa e…»

«Oilà Monostatos son Tamiro! Che lancia possente esibisci!»

«Vuoi toccarla?»

«Posso?»

«Certamente. E’ pur sempre una lancia possente e assolutamente slegata da qualsiasi doppia valenza»

«E’ molto solida. E calda»

«E’ stata parecchio al sole»

«Fai palestra?»


ATTO IV


«Oilà son Papageno! Ho conosciuto un’appassionata di bird watching essa si chiama Papagena. E’ uccellatrice…non nel senso che…ma nel senso che gli piacciono gli uccelli»

«…»

«Cioè…gli uccelli vivi»

«…»

«Vivi con le piume»

«Come il mio!»

«Monostatos, non mi pare il momento»

«Sfortunatamente il perfido Sarastro ha maledetto Tamino con il silenzio e non può né parlare né reagire»

«…»

«Gli mostro la mia lancia!»

«Io prima!»


ATTO V


«Oilà son Tamino»

«Oilà son Pamina, oh Tamino, m’hai liberata»

«Ebbene sì, merito giusta ricompensa»

«Certo che sì» (si spoglia)

«Oilà son Tamino»

«Tamino, che d’è ti vedo turbato»

«Oilà son Tamino»

«Oilà son Papageno»

«Oilà son Sarastro»

«Oilà son Monostatos»

«Un po’ affollato non vi pare. Tamino è te che voglio! Con tutta me stessa»

«C’è un problema. L’opera è purgata da ogni tipo di…»

«Lancia…»

«Ecco…sì, dunque…»

«Dunque?»

«Credo di essere asessuato»

«Addio Tamino torno da mia madre, la regina della notte Astrafamme…Astrifammett..Astrofimm…Addio Tamino torno da mia madre, la regina della notte Astreffiammericci…Astrofium…Astrofemm…As…Addio Tamino. Torno da mia madre, che tu ben conosci…»

«…»

«Se n’è andata»

«Eh già…»

«Vuoi toccare di nuovo la mia lancia?»

«Cazzo…»



Ipsen: «Hai detto cazzo alla fine»

Scrittore: «E che mi possono fare?»

(Rumori di vetri infranti, colluttazione)

Delta Force: «Hai finito di fare lo stronzo con le battute a doppio senso! E’ un racconto per tutti pervertito bastardo! Tieni su quelle mani del cazzo! Tieni su quelle mani del cazzo!»

Ipsen: «Prima parlava pure in arabo…non so se può esservi utile…»

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